Piccoli “monasteri wi-fi”

Piccoli “monasteri wi-fi”
In diverse parti d’Italia ci stanno chiedendo come dare vita a piccoli “monasteri wifi” locali, cioè luoghi di incontro e di preghiera ispirati al nostro annuale Capitolo generale.
Stiamo cercando di capire come organizzarci… Posto che chiunque voglia trovarsi per pregare può farlo come preferisce, ovvissimamente, è anche ovvio che se qualcuno desidera innestarsi nel nostro Monastero wi-fi e prenderne il nome, è bene che le scelte siano condivise con noi, semplicemente parlandone insieme. Con una mail o una telefonata.
L’intento è stare sempre più dentro la Chiesa, per ravvivarla così come è, senza far nascere nuove spiritualità, quindi sempre con l’appoggio dei sacerdoti, e, se c’è, dei vescovi o cardinali locali.
Speriamo di aggiornarvi presto sulle realtà locali, in certe città stiamo cercando sacerdoti, in altre li abbiamo trovati.
Intanto, per chi vuole cominciare a seguire questo cammino di un anno sulla preghiera, che seguirà il Catechismo della Chiesa Cattolica, mettiamo qui a disposizione l’audio e la trascrizione della catechesi fatta sulla prima parte del CCC da don Pierangelo Pedretti, padre spirituale del Monastero, e incaricato di guidare gli incontri di Roma.
Grazie agli eroici volontari romani!

 

Il prossimo incontro a Roma sarà il 6 dicembre ancora al Battistero di san Giovanni in Laterano alle 20.30, mentre per l’incontro di gennaio, il 3, andremo al Monastero delle Clarisse di via Vitellia.
Registreremo (e se ci sarà qualche eroico volontario trascriveremo) ancora la catechesi per tutti i monaci wifi sparsi per l’Italia che non hanno trovato un sacerdote e un gruppo nella loro città, e anche per chi comunque vuole fare un ripassino.
Scriveteci sempre alla mail monasterowifi@gmail.com
Costanza
***

Trascrizione della catechesi di don Pierangelo Pedretti dell’8 novembre 2021 presso il Battistero di S.Giovanni

Il tema che ci accompagnerà in questo anno è stato lanciato nell’ultimo capitolo del monastero Wi-Fi, che è stato davvero un’opera del Signore. Una giornata in cui penso molti di voi eravate lì o vi siete connessi, in cui si è manifestato il Signore in un modo molto bello…per utilizzare una Parola biblica…in una brezza.

Il momento più forte che ricordo è stato durante l’Adorazione: quelle persone inginocchiate in un silenzio surreale, direi di preghiera, in S.Pietro, in cui si è vista un’azione del Signore. Qualcosa che, quando il Signore è contento di qualcosa che accade, benedice con la Sua presenza.

Allora da questa giornata, dal tema di questa giornata, appunto come diceva Costanza, ho pensato, anziché di parlare una volta al mese del Vangelo della domenica successiva, di fare quest’anno qualcosa di più continuativo e di più formativo sulla preghiera, utilizzando il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), che in questa parte è fatto particolarmente bene: il consiglio se non sbaglio ce l’ha dato don Antonio Grappone e anche il Cardinale ci ha detto la stessa cosa

Stasera iniziamo.

Io ho preparato i primi numeri dedicati alla preghiera nel Catechismo, che sono i numeri che vanno dal 2559 al 2597. Do questa indicazione perché così poi chi vuole può rileggerli. Potrei dire nella mia modestia che questi incontri sono come una siringa a lento rilascio, come monastero Wi-Fi, perché Dio fa così: lancia delle parole, delle suggestioni, dei flash, dei dardi benefici e poi questi a volte….

La preghiera è anche che vivi delle situazioni nella tua vita e ti ritornano delle parole, ti ritornano pezzi di un salmo, pezzi di una catechesi…. e questa è già preghiera, è un modo che Dio ha per stare in una relazione continua con la nostra anima.

Allora il CCC parte giustamente dai fondamentali della preghiera. La prima domanda che il catechismo pone è per una persona che si approccia per la prima volta alla preghiera o per chi, come tutti noi, che già siamo abituati a pregare, che ci hanno insegnato a pregare.

La prima domanda che fa il CCC è molto semplice: da dove partiamo pregando?

L’atteggiamento che identifica il Catechismo dice: “Dall’altezza del nostro orgoglio e della nostra volontà, o dal profondo del cuore umile e contrito”.

Perché la condizione, la conditio sine qua non, il punto di partenza per iniziare a pregare è aver capito, non intellettualmente ma per quello che vivi nella vita, che non ce la puoi fare da solo, che hai bisogno di appoggiarti a qualcuno più forte di te, che non ti sai dare tutte le spiegazioni agli accadimenti che vivi. E il primo segno di una persona eletta da Dio è che questa persona ha nella propria vita delle mancanze che lo obbligano a parlare con Lui, perché la scrittura è molto chiara: “L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono”.

Quando va tutto bene, vuol dire che non va bene e ci dimentichiamo tutti alla velocità della luce di Dio.

Attenzione non è questa una introduzione per dire che il cristianesimo è un dolorificio, perché è contemplata la gioia, la pienezza ma è qualcosa di più.

In Israele era molto diffusa la pratica della circoncisione, che non è una pratica solamente fatta per motivazioni igienico sanitarie, ma qualcosa di molto più profondo. Quando parlo del popolo di Israele, parlo del popolo di Dio, del popolo santo dei nostri fratelli maggiori nella fede, stiamo parlando dell’ebreo che stiamo seguendo che si chiama Gesù Cristo.
Questa pratica ha qualcosa di molto profondo perché ti dice che nel luogo della vita crei una mancanza e ogni volta che tu ti approccerai ad entrare nella vita e a fare un gesto che genera vita, ti dovrai ricordare che questo avviene per creare una mancanza.
Allora questo è un tema fondamentale nella preghiera perché l’umile fa continuare nella propria vita questa scoperta di mancanza, di insufficienza. Non perché ci dobbiamo disprezzare ma perché scopriamo sempre più la condizione della nostra vita: che siamo viandanti, che siamo piccoli.

L’umiltà non è un atteggiamento che pieghi il collo, l’umiltà (che io chiamo l’umiltà pelosa) che fai finta di essere umile, che ti batti il petto che cambi voce e la fai più soffusa. Puoi avere un carattere forte ed essere umile. L’umiltà è accettare che c’è qualcuno, e non sei tu, che nella vita ti porta sempre in una condizione di mancanza, di insufficienza e questo, dice il CCC, è il punto di partenza per poter pregare.

L’umiltà, questa umiltà di cui stiamo parlando, è il fondamento della preghiera.

Allora iniziamo a pensare a tutte quelle cose nella vita che abbiamo e che ci umiliano.

Primo esercizio per poter capire la preghiera. Guai l’uomo che non è corretto da Dio.

È forte questa parola, S. Paolo dice “Solo i bastardi non hanno correzione da Dio, ma i figli” (“Gesù Cristo imparò l’obbedienza dalle cose che patì”) e l’umile, camminando nella propria vita, scopre sempre di più che nemmeno sa (Lettera Romani) “che cosa sia conveniente domandare a Dio”. Tantissime volte facciamo moltissime preghiere e finisco che già sento che avrei qualcos’altro da chiedere (un esempio banale: come quando pensiamo di vincere al totocalcio e già pensiamo a come spendere quei soldi, ma cambiamo idea di continuo, vorremmo vincere più soldi…). C’è sempre una precarietà che ci accompagna: l’uomo capisce che, anche se Dio gli desse tutto quello che chiede, non sa neanche cosa sia conveniente per lui e per le persone vicine, che noi amiamo.

L’umiltà, dice il CCC, è la disposizione necessaria per ricevere gratuitamente il dono della preghiera e, questa disposizione necessaria, ti porta a scoprire sempre di più che in questa vita noi abbiamo uno status, uno statuto di mendicanti.

L’umile accetta che tutta la vita su questa terra (siamo di passaggio) è la parte più breve, è la meno importante, ma è la più importante perché si gioca il destino eterno. Parrocchia  viene da viandante. Invece l’uomo, nei luoghi di culto, cerca delle sicurezze. Ricordo in parrocchia c’era una signora che si sedeva sempre allo stesso posto e se qualcuno si permetteva di sedersi lì alla messa uscivano i lanciafiamme. Anche nelle piccole cose ci dobbiamo sempre installare, che vuol dire profondamente che dobbiamo sempre insegnare a Dio come fare Dio, come deve portare le stagioni della vita mia e degli altri.

Allora la preghiera parte da una costatazione drammatica, durissima, che fa soffrire tantissimo l’uomo della carne che tutti noi abbiamo dentro, che vorrebbe essere autosufficiente.

L’esperienza futura quando si va avanti nella vita, è che farsi servire è più difficile che servire (è più facile lavare un anziano che per un anziano farsi lavare, è più facile essere crocerossina per la vita di tutti gli altri che aver bisogno di un’ambulanza che ti venga a prendere). E tutta la vita anche biologica (sia interiore che biologica) ci porta continuamente una situazione di mendacità spirituale, esistenziale, ed è per questo che il CCC, come luogo spiritualistico per portarci e dirci che cosa è la preghiera, ci offre il capitolo 4 del Vangelo di Giovanni: la samaritana.

Questa donna che ha avuto 5 mariti, questa donna che, in quanto donna, all’epoca neanche una persona si poteva rivolgere a lei, tantomeno a una che aveva avuto 5 mariti e tantomeno a una che manco era della fede di Israele. In questo capitolo 4 del Vangelo di Giovanni, quando comincia il dialogo con Gesù, questa donna comincia a fare l’esperienza di qualcuno che la conosce profondamente, veramente e anche lei ha un cammino di comprensione che deve fare (tant’è che Gesù le dice: se tu conoscessi il dono di Dio).

C’è una meraviglia nella preghiera, che quando pensi che Dio ti scarti, lì dove anche tu non riesci più a guardarti, scopri che è il luogo dove lui farà l’amore con te, dove lui si rivelerà nella sua dimensione più genuina, più profonda, il distillato del suo amore (papa Francesco ha inventato un neologismo: siamo dei “misericordiati”).

Questa non è l’esperienza fatta una volta per tutte, è un’esperienza che se la fai la puoi perdere perché fa parte della mendacità. Scopri una debolezza per cui oggi saresti disposto a dare la vita per Dio, poi ti succede un fatto e Dio ti sembra un mostro.

La preghiera si rivela, dice il catechismo, presso i pozzi, perché il pozzo è evocativo di un atteggiamento della vita. Tu vai al pozzo per cercare acqua, qualcosa che ti disseti, le risposte alla tua vita, la consolazione alla sofferenza, la richiesta di qualcosa che non hai, il senso profondo delle cose che ti accadono.

Perché moltissime persone hanno tutto nella vita eppure gli viene spesso la depressione? Hanno qualsiasi cosa eppure quante persone, che invidiamo, si suicidano?

Vi porto esempi fortissimi: perché sei andato ad un pozzo ma non era il pozzo giusto, quello che disseta. Notate che, in questo brano evangelico, la donna va al pozzo, segno della sete e dell’esigenza di capirci qualcosa nella nostra vita e nella vita del mondo, e lì ritrova Cristo.

Primo dato: è Lui che ti viene a cercare nella tua sete. È Cristo che va ad incontrare questa donna. Tu non sei qui perché intellettualmente hai capito che adesso devi fare un percorso della preghiera, o perché ti piace quello che scrive la Costanza Miriano. Il primo passo della preghiera è capire che dietro a queste trame, c’è qualcuno che non sono io.

È Cristo che ti sta cercando nelle trame della tua vita. Già riconoscere questo ti mette in un’attitudine di preghiera perché la preghiera è entrare in relazione con Dio. È una relazione esistenziale, è Lui che cerca per primo ogni uomo, ed è Lui, notate, che ci tiene davvero alla santità. È qualcosa di molto forte questo passaggio: entrare nella preghiera vuol dire rendersi conto che Gesù ha sete. Vi ricordo Santa madre Teresa di Calcutta che sente (non so se ha avuto un’apparizione, una rivelazione, una locuzione interiore) queste parole che Gesù dice: ”Ho sete”. C’è scritto in molte case delle suore di Santa madre Teresa di Calcutta: è Gesù che ha sete.

La preghiera è l’incontro, dice il catechismo, della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete. È un gioco di parole, è la prima porta d’entrata quando ho cominciato a meditare, a capire, a voler provare. Pregare è come quando iniziano a camminare i bambini: sei goffo all’inizio. È come quando ti tolgono le ruote alla bicicletta e barcolli con le gambe. Non è una formula. Io sono un perfezionista dalla nascita e ricordo che qualche volta non volevo fare i compiti perché non mi venivano subito, immediatamente e allora dicevo: “non lo capisco”. Ma c’è una fatica da fare per entrare nella preghiera. Non è una relazione immediatamente disponibile, è un atteggiamento che chiede anche di essere un po’ goffi davanti a Dio.

La seconda domanda che fa il catechismo è: da dove viene la preghiera dell’uomo?

Il catechismo dice ciò che indicano le Scritture come luogo della preghiera. Parlano a volte di anima, a volte di spirito, più di mille volte parlano del cuore. Il cuore come il luogo della preghiera in cui l’uomo prega. Chi di voi ha ascoltato le catechesi che abbiamo fatto il giorno del ritiro del Monastero wi-fi, sa che è il cuore, l’unico luogo dove il demonio non può accedere. Nel cuore c’è solamente Dio. Ci sei tu con Dio. Lì neanche il nemico può entrare in questo sacrario.

Gli ebrei, nella cultura semitica, dicono che il cuore è la dimora dove sto, dove abito.
Dove abiti? A Roma, no! Nel mio cuore. Noi abitiamo fin da quando siamo nati nel nostro cuore, è lì la nostra residenza, il nostro domicilio vero. È il nostro centro nascosto.
È irraggiungibile dalla nostra ragione, dagli altri ed anche dal demonio. Dice il catechismo, solo lo spirito di Dio può scrutare e conoscere il nostro cuore. Tante volte neanche noi, spesso, non conosciamo il nostro cuore. C’è una parola nell’antico Testamento che dice:” Signore tu mi scruti, mi conosci”, sai quando mi siedo, quando mi alzo. Vedi da lontano i miei pensieri. Quando comincio a chiederti una cosa già prima di iniziare tu già la conosci tutta. Perché Dio ha fatto il nostro cuore.

Il cuore è anche il luogo della precisione. Vi sto parafrasando dei passaggi del catechismo: il cuore della precisione che sta nel profondo nelle nostre facoltà psichiche, è il luogo della verità in cui scegliamo il bene e il male. Quando pecchiamo non è che pecchi: quello è l’esito. C’è un percorso lunghissimo prima di arrivare soprattutto ai peccati più gravi che è un dialogo profondissimo con il nemico, è un rifiuto di parlare con Dio da tantissimo tempo, è il luogo dove noi decidiamo, è il luogo della verità, dice il catechismo, laddove scegliamo la vita o la morte. È il luogo dell’incontro.

Noi sappiamo tutti, c’è lo dicono le Sacre Scritture, nel primo libro della Genesi che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Dio è uno e trino.

Sapete che i mussulmani dicono che siamo politeisti perché crediamo in Dio Padre- Figlio- Spirito Santo. Ma Dio è uno e questa unità è definita dalla relazione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. È proprio per questo il cuore è il luogo dell’incontro perché è il luogo dell’alleanza. Il catechismo, infatti, parte dalla preghiera come alleanza ma un’alleanza di una relazione sola-solo, tu per tu tra la mia anima, il mio spirito, il mio cuore e Gesù Cristo.

 

“La preghiera cristiana, dice il Catechismo, è una relazione di alleanza tra Dio e l’uomo e l’uomo-Cristo. Ci fa molto bene anche pensare che il giorno che moriremo noi ci incontreremo con un uomo: non sarà un salto nel buio, ci verrà a prendere una persona che è viva con noi in cielo con la sua carne.

Tante volte ripetiamo nel Credo: “credo nella resurrezione dei morti e nella vita del mondo che verrà”. Gesù Cristo è una persona!

Perché andiamo a pregare, contemplare il luogo della tomba vuota in Terra Santa? Perché è l’unico uomo che è risorto dai morti ed il cui corpo già condivide il destino glorioso in cielo che condivideremo tutti noi.

Ci sono due tempi nella storia, il tempo dell’incarnazione, in cui Dio è venuto umile e quasi nessuno si è accorto che Dio era sulla Terra e tutta la vicenda umana di Nostro Signore della sua passione morte e risurrezione e, dopo l’ascensione, c’è questo tempo che si è aperto, intermedio che sta aspettando la seconda venuta di Cristo che sarà gloriosa e sarà una venuta che tutti lo vedranno, dice San Paolo, al suono dell’ultima tromba.

Tra queste due venute ci sarà la resurrezione generale della carne e l’ultima generazione che sarà in vita quando Cristo ritornerà, passerà dalla vita alla vita, non passerà dalla morte fisica. Questa è la speranza della nostra fede.

Perché se perdiamo di vista questa dimensione escatologica rischiamo, cadiamo anche noi, è il Catechismo ne parla, di trasformare la preghiera in un ritualismo e poi ti capitano fatti che ti sderenano le ossa e dici Dio non c’è.

E’ importante collocarci, stasera in questa dimensione della preghiera, il Catechismo dice della nuova alleanza, la preghiera è una relazione vivente di figli di Dio, con il loro Padre buono, in Gesù Cristo, nello Spirito Santo e questa relazione è sempre possibile.

Uno perché siamo battezzati e dunque siamo dei consacrati.

Adesso non so se io sono …nella coscienza di tutti dicono: prega per me prega per me, perché le tue preghiere salgono prima a Dio, di per sé la qualità della preghiera viene dalla relazione con Dio.

Tu sei consacrato, sei sacerdote come me per il battesimo che hai ricevuto.

Poi l’ordinazione sacerdotale è un servizio, un ordine che Dio chiedi a qualcuno nella Chiesa per edificare il Corpo di Dio, ma di per sé, la preghiera è legata al primo primordiale sacramento che è il battesimo e siamo diventati, con il battesimo, un medesimo essere con Cristo .

E’ come se Dio ci ha messo il microchip che si incastra perfettamente con la divinità, siamo abilitati per tutta la nostra vita e per tutta l’eternità ad entrare in questa relazione e la preghiera cristiana, in quanto è una comunione con Cristo, si dilata poi nella Chiesa che è il suo cuore.

Il Catechismo poi per introdurci, per portarci dentro, al mondo della preghiera parte sempre dall’antico testamento, il Vaticano II, nella Dei Verbum, è una delle costituzioni del Vaticano II,  sulla Parola, dice che l’antico testamento va letto alla luce del nuovo testamento e Cristo non lo puoi capire se non vedi che compie tutto l’Antico testamento, cioè tutta la storia, non c’è opposizione, non è vero che il Dio dell’Antico Testamento è un Dio cattivo  che manda i fulmini, fa cadere le persone e poi c’è Gesù Cristo del Nuovo Testamento che è buono .

No, allora il Catechismo comincia: perché guardiamo l’antico testamento? perché lì comincia la storia che Dio fa l’uomo ed in particolare con un popolo che è quello di Israele ed è paradigmatico per dire che la storia che fa con tutti gli uomini e, sottolinea immediatamente il Catechismo, che tutti abbiamo una chiamata universale alla preghiera. Dunque noi stiamo parlando di qualcosa che ha già detto, si tratta di specchiarsi interiormente e scoprire qualcosa che già sta agendo da sempre dentro di te.

L’uomo , dice il Catechismo, è alla ricerca di Dio.

La parola dice: “L’uomo che tu hai fatto poco meno degli angeli di gloria in gloria l’hai coronato”.

La prima facoltà che Dio ha dato all’uomo è di poter contemplare l’esistenza e la presenza di Dio nella meraviglia, nella bellezza, nella complessità della creazione.

Il primo modo che Dio ha di manifestarsi all’uomo e di portarlo alla preghiera è nella creazione.

Chi di noi non ha provato dei sentimenti pazzeschi, quando contempliamo il mare o una vetta, perché la creazione è Dio che dice: se io ti voglio bene ti porto in vacanza in Costa Smeralda. Se Dio ti vuole bene ha creato la Terra, non mi ha messo in un bugigattolo, dove c’è caldo e freddo, le stagioni, i colori. Ha inventato l’acqua, l’acqua questo elemento pazzesco, ma queste sono tutte  cose che ha fatto.

San Francesco d’Assisi ha detto che si perdeva nel guardare il fuoco ardere, l’elemento del fuoco.

Perché nella creazione è Dio che ha fatto l’uomo un poco meno degli angeli, dice la scrittura, in grado di commuoversi ma non sentimentalmente, cioè anche sentimentalmente, per passare dalla bellezza, dalla magnificenza, dalla delicatezza della creazione a Colui che l’ha creato.

Molte persone si fermano alla creazione.

Mi sono fatto tante risate una volta..

Eravamo in vacanza e ho visto delle persone che abbracciavano gli alberi. E sentendo le cose che questa sacerdotessa dello spirito diceva, io sorridevo non avevo alcun disprezzo, però dicevo:” Guarda loro non sanno che stanno cercando proprio Gesù Cristo, ora si stanno accontentando di questa betulla ma vorrebbero abbracciare così nostro Signore Gesù.

 

E tante volte siamo così nella vita. Ci mangiamo un consommé mentre Dio ci vorrebbe dare una lasagna con i carciofi romaneschi fantastica…

La preghiera ha questo scopo di dilatarti interiormente, di farti aprire interiormente le facoltà dell’anima che conosciamo pochissimo. Quante persone dicono: io ho scoperto la preghiera con il buddismo. Una volta ne ho parlato con un ragazzo: “E quando mai prima avevi provato la preghiera cristiana?” Perché dopo che hai provato la lasagna non te lo prendi più il consommé.

Allora c’è questa azione di Dio e noi che siamo feriti dal peccato originale.

Anche dopo che hai perduto la somiglianza con Dio a causa del peccato, dice il catechismo, nell’uomo rimane l’immagine del Creatore, cioè dentro di noi è rimasto una eco di paradiso.

Il peccato originale non ha distrutto completamente l’immagine di Dio.

Nei primi due capitoli della Genesi l’uomo è in una comunione perfetta.

In Adamo ed Eva, che vogliono dire tutti gli uomini, non c’è peccato, sono in una comunione perfetta con Dio che vuol dire pensare sempre bene di Dio, sapere che ogni cosa che accade è perfetta, in una Provvidenza meravigliosa, in un disegno di amore di Dio, ma dopo c’è il peccato originale, che inizia con una dinamica molto profonda del tentatore.

Il tentatore mette in dubbio l’amore di Dio e non gli dice che Dio è un mostro!

Oh, ragazzi, il demonio è riuscito a convincere Adamo ed Eva che non andava bene il Paradiso terrestre, che non era proprio un posto brutto… E come li convince? Voi avete a disposizione tutto, solo di un albero Dio vi aveva detto che non potevano cogliere i suoi frutti.

E il demonio gli dice che se non puoi avere quello, vuol dire che non hai niente.

E come dire che se tu  hai i motoscafi, ville e super poteri di tutti i tipi ma ti manca un melograno, è come se non hai niente. E poi se ne va. Perché il demonio quando tenta non tira le conclusioni, lascia intendere e se ne va. Sei tu poi che vai avanti con la testa e continui a fare tutta una serie di pensieri.

Ma il catechismo dice che ”l’uomo anche dopo la caduta conserva il desiderio di colui che lo ha chiamato all’esistenza”.

E’, nel compimento di nostro Signore Gesù Cristo, ciò che cantiamo nella veglia di Pasqua “La felice colpa che meritò un così grande Salvatore”.

E’ una colpa che diventa felice perché dopo la caduta c’è tutta un’opera di redenzione che comincia e culmina in nostro Signore Gesù Cristo.

Ed è molto bello ciò che sottolinea il catechismo che dice: “Dio per primo chiama l’uomo, sia che l’uomo diventi il suo operatore oppure che si nasconda lontano dal suo volto.

Vi ricordate che dopo il peccato Dio nel paradiso terrestre cerca Adamo ed Eva e loro si nascondono, provano immediatamente un sentimento mai provato, la vergogna, e quando Dio dice loro dove sei, la risposta immediata di Adamo è un’ accusa a Dio: la donna che tu mi hai messo accanto me ne ha dato. Cioè… è colpa tua!

Guardate che qui ci sono tutte le dinamiche della nostra vita!

Chi più chi meno noi dobbiamo sempre spiegare tutto agli altri, tutto!

Anche se c’è una cosa che abbiamo sbagliato o che ci umilia dobbiamo sempre girarla…

La dinamica del peccato che sempre ci fa soffrire in tutti i tipi di relazioni.

Il catechismo dice che anche quando l’uomo si allontana dal Suo Creatore, si nasconde dal Suo Volto, sia che corra dietro ai propri idoli sia che accusi la divinità di averlo abbandonato, il Dio Vivo e vero chiama incessantemente ogni persona ad incontrarsi misteriosamente con lui nella preghiera e questo incontro avviene in questo luogo, in questa modalità, sempre questo incontro fra noi e Dio avviene per primo nella preghiera.

Il passo dell’uomo è sempre una risposta, perché a mano a mano che l’uomo vuole che Dio si rivela, l’uomo capisce chi è. La “Gaudium et Spes” dice che Dio rivela l’uomo a se stesso.

Noi ci conosciamo pochissimo. Alcune cose e alcuni passaggi di chi siamo noi, li può fare solo Dio Alcune paratie che ci impediscono di guardare qualcosa, le mette Dio perché non siamo pronti. I santi hanno percorso fino in fondo questo cammino drammatico della conoscenza di se stessi, perché la misura dell’abisso che mi abita mi da la misura dell’amore di Dio. E’ l’abisso dentro il quale Cristo è sceso per salvare ogni uomo.

Vi ricordate l’icona della Sacra Famiglia, in cui si vede Cristo che va giù fino agli inferi a prendere la mano di Adamo, per riscattare tutti gli uomini, ma questo è vero anche esistenzialmente. Ed è la risposta che Gesù Cristo come figlio di Dio unigenito ha avuto.

La lettera agli ebrei, citata nel catechismo, dice che quando Lui è entrato nel mondo dice: “Ecco io vengo, per fare o Dio la tua volontà”. Allora altro passaggio forte, è la preghiera legata alla storia degli uomini, alla tua storia.

Tanti passaggi nella preghiera li possiamo fare perché ci sono dei fatti nella tua vita che ti obbligano a fare un salto nella relazione con Dio: alcuni sono semplici, alcuni sono drammatici, alcuni non si capiscono, alcuni ti obbligano…

E questo è molto importante, perché Dio si rivela nelle vicende della storia, il nostro è un Dio della storia: è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.

 

E infatti il catechismo cosa fa?

Dopo aver parlato della Creazione e citando i primi nove capitoli della Genesi in cui sii parla di Abele che fa sacrifici davanti a Dio, Enos che cammina davanti a Dio, Noè che era un giusto davanti a Dio, comincia, per parlarci della preghiera, a parlarci del nostro padre nella Fede, Abramo, cioè parla di storia di Cristo. Il nostro Dio non è una filosofia, non è un atteggiamento mentale, non è uno sforzo, non è una tecnica di respirazione, è un Dio che si è fatto incontrare nella storia e, per poter capire qualcosa della tua storia di oggi, la Scrittura ti mette davanti delle storie, e la prima che il Catechismo ci mette davanti è soprattutto quella del nostro padre Abramo.

Usa il Catechismo un’espressione molto forte- che nell’Antico Testamento, è a partire da lui, dal padre della Fede, che viene rivelata la preghiera. Senza questo quadro, tutto il resto cade giù. Voi sapete che il nostro padre Abramo si fida di Dio. Dio gli rivolge una parola e Abramo non sa dove va, non sa dove Dio lo chiama, conosce la sua frustrazione, questo è sicuro, perché le vergogne più grandi che all’epoca potevano capitare ad un uomo erano non avere figli, e Abramo non ne ha, e non avere una terra, e Abramo non ce l’ha, e si fida di una parola irrazionale ma che lui sente come vera, perché nel luogo della preghiera del suo cuore, della sua anima, Dio gli dice “Vai, vai, ti lascio la tua terra, incamminati, comincia a camminare dietro di Me!” e questo è l’atteggiamento che fa partire poi in noi la preghiera, perché la preghiera si può anche perdere, ci possiamo fiaccare. A volte ci capitano dei fatti così gravi, così importanti, così laceranti che non riesci più a pregare, perché è come se ti mettessi in contatto con un mostro che ha fatto quella cosa che non ti doveva fare.

Abramo spera contro ogni speranza, si mette in cammino. La preghiera di Abramo si esprime con tutta una serie di azioni: la prima è che comincia a cambiare, a pregare. Obbedisce a questa Parola interna e non obbedisce perché la capisce, o perché ha già il finale davanti, il lieto fine. Obbedisce perché sente che gliel’ha detta Dio.

A volte vale di più, nella relazione con Dio l’intuizione che l’intelligenza, l’intuizione ci porta più in là. Molte cose non hanno a che fare con l’intelligenza, ma intuisci che sono vere, e lo sai, perché è uno dei modi che Dio ha di mettersi in contatto con l’anima.

Abramo è un uomo del silenzio, compie delle azioni, costruisce degli altari al Signore, e la prima preghiera che Abramo fa è un velato lamento in cui ricorda a Dio le Sue promesse, che non sembrano realizzarsi. Perché Abramo cammina, cammina, ma il figlio non arriva, la terra non c’è, e allora ti vengono dei dubbi. Ma insomma, io parlo con me stesso, o ho parlato con Dio? Guardate che chi non passa per queste cose non diventerà mai cristiano! Noi pensiamo che diventare cristiano è una freccia verso l’Alto che passa di certezza in certezza, di gioia in gioia… ma no!

A volte sembra che Dio ti abbia fregato, ti sembra di aver seguito il nulla, di aver dato retta ad una Parola vana, ti senti come se avessi perso tutte le occasioni della tua vita. Poi magari il demonio ti mette davanti quell’amica o quell’amico, che si professano atei che non hanno mai pregato e han sempre fatto quello che gli pareva, e che vive bene, e tu ti senti l’idiota più grande di questa terra.

Vedo che sono in buona compagnia (risate)!

Vuol dire che stiamo diventando cristiani.

Io non ho disprezzo della teologia, ho studiato tanto. Puoi avere venti dottorati, alla Gregoriana, alla Lateranense, in Sacra Scrittura, e non conoscere Dio perché è qualcosa con cui sei trascinato con forza dallo Spirito con la tua vita nella relazione con Lui.

La prima preghiera di Abramo è un lamento: questo figlio non viene, e quindi appare, dice il Catechismo, uno degli aspetti della preghiera. La preghiera ha anche un aspetto traumatico perché la preghiera è la prova della fede nella fedeltà di Dio. Avendo perduto Dio, spera contro ogni speranza. Vi ricordo il passaggio a Mamre, in cui vi è l’incontro con questo personaggio misterioso, che gli rivela che gli nascerà un figlio. Interessante la reazione di Sara, che alla notizia ride come una matta: quando era giovane, viveva una situazione per cui poteva rimanere incinta e non lo era, ora è anziana e dovrebbe rimanere incinta! Assurdo! Infatti Isacco vuol dire “Dio ride”..

…ed è molto forte questo passaggio. Abramo ci insegna che tu con la preghiera devi continuare a dare fiducia a Dio quando tutto della tua vita ti dice di non farlo..

Pregando, contro ogni speranza, non hai messo la tua vita in mano a un nulla.

Questo è un passaggio fondamentale della preghiera, è drammatico, dice il Catechismo.

E, confidando in Dio, nasce Isacco.

Abramo a questo punto è in sintonia con gli uomini, può provare quella stessa compassione che Dio prova per le sue creature, perché ci è passato con la sua vita, con i suoi desideri, con i suoi sentimenti, con le sue esperienze personalissime, può provare la stessa compassione che Dio prova per gli tutti uomini e dunque può diventare qualcuno che ha una preghiera di intercessione audace per gli uomini.

Questo è un altro aspetto della preghiera: di intercessione.

Perché ci sono dei momenti in cui dei fratelli nostri della fede, che amiamo, non ce la fanno a pregare, devi farlo tu per loro. Devi essere audace, devi intercedere tu per loro.

In questi giorni sto con le mani alzate per una mia carissima amica, non ce la fa, devo tirarla io, devo intercedere io presso Dio. Devo puntare i piedi.

Questa è la Chiesa, c’è una comunione misteriosa d’amore.

Quando moriremo vedremo il valore delle suore di clausura, che si rinchiudono per tutta la vita e quante anime strappano al demonio. Quante persone non si sono suicidate, non hanno vissuto una vita di disperazione. Quando morirai magari vedrai i sorrisini di chi manco sai chi è. Una volta una suora ha detto: “Questa quaresima chiedo a Dio di dare a me l’angoscia che le donne provano dopo aver abortito”.

Ad un certo punto mi ha chiamato e mi ha detto: “mi puoi levare dalla promessa che ho fatto a Dio? Perché mi viene da buttarmi giù dalla finestra, ho paura di ammazzarmi!”

Ho detto: “No, non te la tolgo, guarda, arriva Pasqua, ti aiuterà”

Ma non è finita per Abramo, un’ultima purificazione della sua fede, il Padre della fede, proprio a lui che aveva adempiuto alle promesse, rimasto integerrimo.

Perché proprio a lui una richiesta così sconsiderata, disumana?

Io penso che tutti hanno figli, ma figli che arrivano in un modo così, penso che hai un amore particolare, unico.

E chiede di sacrificare il figlio e ancora Abramo, la sua fede, non vacilla.

“Dio stesso” dice “provvederà un ariete, sul monte dove figura di nostro Signore Gesù Cristo.

E Abramo pensa… la lettera agli ebrei dice che  “Abramo credeva che Dio è capace di far nascere dei figli anche dalle pietre, dai morti.

E così Padre Abramo, padre dei credenti, è configurato a Dio Padre che non risparmiò il suo unico figlio per raggiungerci a noi.

Pensate che ci sono dei momenti della vita in cui gli uomini, noi, il mondo, mettila come vuoi, ci sono dei momenti in cui noi amiamo di più i nostri peccati che Dio! Anche se con la bocca diciamo di no, ma poi ci piacciono da morire.

E Dio ha provveduto il suo unico figlio, facendolo diventare peccato, perché era l’unico modo per starci vicino.

E’ una risposta, quando tu…quando lo Spirito Santo ti dà di comprendere questa dinamica della tua vita, (momenti) in cui non ce lo avevo neanche in nota Dio e tu vedi che Lui stava con te, con il peccato, che è diventato peccato per riscattarti dal dentro di te, è un’esperienza sconvolgente.

Da lì poi che nasce tutta la generosità di una vita, ma non come uno sforzo, è come una risposta di amore.

Non è che io dirò a Dio che io adesso faccio questa cosa così non mi succede, ma assolutamente no.

La preghiera è l’esplosione di un amore che è la scoperta anche del matrimonio.

Chi di voi è sposato, quando tu chiedi a tuo marito o tua moglie delle prestazioni che ti può dare solo Dio e la smetti, finalmente, di pensare che esista un uomo o una donna perfetta e quella mancanza che c’è fra di voi è il viatico per toccare Dio, tu personalmente ricominci a capire qualcosa dell’amore dentro una coppia.

Lì cominci a fare un’esperienza profondissima. Chi non conosce Dio non è cattivo, è costretto a saltare da un’amicizia all’altra, da un posto all’altro, è costretto, non può rimanere fermo.

Perché noi possiamo anche fare scelte eroiche nell’amore se tu ricevi più di quello che dai.

E’ una legge che non sbaglia mai.

Chi è dentro uno sforzo spirituale nella preghiera e non è dentro questa gratuità, diventa un pacchettone insopportabile, diventa un peso.

Cominci a vedere chi non è silenzioso come te, chi non si inginocchia come te, chi non è a ritmo nella preghiera.

Cominci a disperderti in tutta una serie…

La preghiera invece di essere un luogo che ti porta verso le persone diventa un luogo in cui le persone ti danno sempre più fastidio.

Ed è molto forte che il nostro padre nella fede è configurato al padre che non ha risparmiato il proprio figlio.

La preghiera, dice il Catechismo, restituisce all’uomo la somiglianza con Dio e lo rende partecipe della potenza dell’amore di Dio che ci salva.

Dio poi manterrà la sua promessa a Giacobbe, l’antenato delle dodici tribù d’Israele che prima di affrontare il suo fratello Esaù, lui al fiume Iabbok combatte una lotta contro un personaggio misterioso.

Ma è quello che ci capita in una vita, fratelli e sorelle, …abbiamo delle note a volte che …lui non capisce che è Dio, lo intuisce, gli dice “io non ti lascio andare finché tu non mi benedici”

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La preghiera restituisce all’uomo (dice il catechismo) la somiglianza con Dio e lo rende partecipe della potenza dell’amore di Dio che ci salva. Dio poi per la sua promessa rinnova la sua promessa a Giacobbe nella storia delle 12 tribù di Israele. Prima di affrontare suo fratello Esaù, Giacobbe (se non ricordate la storia leggete la Bibbia) fa una lotta con un personaggio misterioso come quando capita una lite. Lui non capisce che è Dio o meglio intuisce, perché non lo lascia andare fino in fondo, lo benedice, e questo personaggio misterioso è Dio. Prima di benedirlo gli da una botta all’anca e questa botta lo obbligherà tutta la vita ad appoggiarsi a qualcuno più forte.

Allora ci sono dei passaggi , la preghiera dice il catechismo è un combattimento della fede: a tratti ci sono esigenze, limiti, ferite, traumi. Ognuno di noi si vuole vedere come nella pubblicità olio cuore, invece Dio ci fa somigliare ad un uomo con la stampella , ti obbliga a chiedere , ti obbliga ad appoggiarti a Dio perché ti mette in crisi provvidenziali che ti mettono vicino alla sua presenza.

Giacobbe è la figura di questo tipo di preghiera , preghiera che è combattimento della fede è la vittoria della perseveranza: tutta la vita è stato lì a combattere e non l’ha mai mollato.

Dio non ti molla finché tu non metti le radici.

Guardate non è orgoglio cattivo ma c’è un piglio anche che dice non mi batti ed io domani sarò qua, non mi senti ed io busso , non ho capito e ti richiedo. C’è un piglio c’è una perseveranza della preghiera , un’apertura della perseveranza…e la posta in gioco è grande e, più la trattativa diventa impegnativa, più le cose valgono, più costano.

Uno dei traumi più grossi che facciamo a questa generazione di giovani è che gli stiamo impedendo tante volte di soffrire. La sofferenza negata da parte dei genitori ai figli, ma quando vedi che è Dio a fare questi sgambetti. La preghiera inizia ad essere diversa.

Prossima puntata vedremo altro personaggio della preghiera dell’antico testamento, Mosè altro mediatore tra Dio e gli uomini , poi vedremo Davide poi finiamo nel parlare dei salmi che sono il respiro della preghiera.

Nella Bibbia c’è un libro in cui ci sono 150 salmi che stigmatizzano l’esperienza della preghiera di un popolo, che può essere pregata sia individualmente che comunitariamente

Vi anticipo una cosa curiosa, che la parola più diffusa nei 150 salmi, che la chiesa usa per pregare, è angoscia.

Vuol dire che è la preghiera esistenziale più frequente  e che l’uomo si deve confrontare e portarla dentro la preghiera.

Perché da li poi nasce la consolazione, la luce, l’abbandono a Dio, il desiderio di morire non perché ti fanno schifo le persone o perché non vuoi più questa vita, ma perché viene un momento, come quando si è fidanzati che arriva un momento di stare insieme, di svegliarsi insieme, viene un momento che la carne conta, ed entrare nella consolazione perfetta della preghiera che è l’alleanza compiuta e la presenza di Cristo per tutta l’eternità.

Sia lodato Gesù Cristo.

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