Il saluto ai Monaci Wi-fi del Quarto Capitolo Generale
Grazie a tutti quelli che sono partiti per venire qui, che si sono scomodati, che hanno speso tempo energie anche soldi per essere qui. Il Signore ci chiede sempre di partire da dove siamo, perché non possiamo cambiare, convertirci se non ci prendiamo anche la scomodità di partire: Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio, dice il salmo. La storia che Dio fa con noi comincia sempre con una partenza.
Però lo sappiamo, c’è un tempo per ogni cosa. C’è un tempo per partire e un tempo per restare, per lo stacce. Allora grazie anche a quelli che volevano essere qui ma sono rimasti a casa, in obbedienza alla loro vocazione, a un marito malato, a un figlio piccolo o disabile, a una caviglia rotta, insomma alla realtà, che è sempre un criterio importante.
Grazie ai monaci e alle monache, quelle vere, non wi-fi, che stanno pregando ora nei monasteri veri, quelli di pietra, perché la grazia di Dio tocchi tanti cuori oggi, e grazie perché con la loro preghiera silenziosa continuano a far piovere la grazia di Dio sulle nostre vite, sulle nostre città, che sostengono nel nascondimento. Un giorno in cielo sapremo chi ha fatto davvero la storia, chi sono stati i veri grandi, e allora avremo delle belle sorprese.
Poi volevo dire che c’è del buono in questo mondo. Ce n’è tanto. Conosco molte delle vostre storie, moltissime le intuisco solo, e so che tanti di noi cerchiamo di vivere in obbedienza alla nostra storia, alla vocazione, e cerchiamo di starci seriamente, meglio che possiamo. So che fra di voi ci sono dei veri santi, nel senso del Catechismo, e spero che saremo sempre più capaci di comunione, perché è il segno che Gesù è in mezzo a noi, è con noi. Il fatto che qui non ci sono capi ci aiuta molto a rimanere in comunione, e rende evidente che siamo qui, ogni anno qualcuno in più, non per ascoltare delle persone, ma solo per Cristo, che ci ha liberati dal peccato. Solo a lui apparteniamo.
Vorremmo solo essere degli amici che stanno dentro la Chiesa, con fedeltà, attaccati all’unica via per la salvezza. E che si fanno compagnia. Ecco, se non vi conoscete, magari appena possibile salutate il vicino di sedia, fatevi i fatti suoi, offrite un passaggio, un panino, un abbraccio. Insomma siate invadenti, perché c’è tanto bisogno di comunione. Per questo – per farci compagnia nel combattimento comune – sono nati in diverse città di Italia dei piccoli gruppi di preghiera che abbiamo chiamato Monasteri locali di cui poi Monica vi darà i contatti e che potete trovare sul nostro sito.
C’è del buono in questo mondo ed… è giusto combattere per questo!” Ma abbiamo bisogno di stare insieme nel combattere: perché in trincea da soli si sta male. Siamo chiamati a combattere contro il nemico che lavora continuamente – come leone ruggente – dentro di noi (ricordiamo di spegnere Radio Satana) e nel mondo. In questo tempo siamo chiamati a conservare il seme. Non servono grandi eserciti per conservare il seme. Basta qualche contadino fedele. Ma che sia molto fedele, che abbia tanta cura perché qui c’è in gioco la vita eterna.
Credo che tutti noi che siamo qui, insieme a tanti altri ovviamente, cerchiamo il volto di Dio. Ogni tanto, perché a volte ci distraiamo, ci dimentichiamo di cercare, pensiamo che ci convenga cercare altro.
Ma la cosa sconvolgente è che lui cerca il nostro volto, il nostro vero volto. Anzi, ci dice lui quale sia. Lui è l’unico che sa la verità su di noi, e ci ama lo stesso. Ha pietà di noi, perché solo di pietà possiamo essere amati. Lui è più intimo a noi di noi stessi, sta al centro del cuore, anzi, sta alla porta e bussa.
Per farlo entrare dobbiamo permettergli di toccare i nostri nuclei vitali, quello che muove il cuore, per qualcuno l’affettività, o i soldi, o il potere, insomma ognuno di noi sa quale sia il suo punto vitale. Permettere a Dio di toccare quel punto vuol dire lasciare che sia lui a dirci la verità. Alla Samaritana Gesù dice “va a chiamare tuo marito”. Cioè dimmi cosa ti fa vivere. Anche noi ci vergogniamo di dirgli cosa ci fa vivere, e la confessione ci aiuta a fare verità su questo. E’ una fatica che vale la pena di fare, perché il premio è Dio stesso. E’ l’amicizia con Lui. E’ stare con lui. E quando siamo in squadra con lui, e cominciamo a farci carico dei suoi figli più poveri, lui ci tira dietro i miracoli.
Allora coraggio, partiamo o riprendiamo il santo viaggio, anche quando sembra che la strada attraversi il deserto, o delle città in rovina. E preghiamo tutti insieme: “Nel tuo amore fa’ grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme”.