Convocazione del primo Capitolo Generale del Monastero Wi-fi

Convocazione del primo Capitolo Generale del Monastero Wi-fi

Aperto a tutti, uomini e donne, sabato 19 gennaio 2019 a Roma

Non conto più gli amici, le amiche soprattutto, con cui ci si vede o ci si sente, anche solo una frazione di secondo al telefono, ci si scrive al volo, per condividere un pezzetto di vita spirituale, una bella omelia ascoltata, un’intuizione, un brano letto, qualcosa che ci ha fatto fare un passo avanti nella vita spirituale, o battere il cuore. Magari passano anche anni fra un contatto e l’altro, ma quando il canale dell’amicizia, di questo speciale tipo di amicizia, quella spirituale, è aperto, non si chiude più. So che è così per tante, tantissime anime che cercano il Signore. Perché non lo si può cercare da soli, abbiamo bisogno di una compagnia che ci custodisca, qualcuno con cui mettere in comunione le conquiste e la fatica, che ci corregga se serve (ma piano, per favore), che ci confermi.

E se gli amici con cui cerchiamo di vivere questa comunione sono tanti, infinitamente di più sono quelli con cui sarebbe desiderabile l’amicizia: persone di cui intuiamo la bellezza, persone con cui siamo come una famiglia, anche se magari non si è mai neppure mangiato un panino insieme (ancora).

Con questi amici ci si sente in una sorta di monastero wi-fi, perché non siamo uniti fisicamente, ma cerchiamo di vivere la stessa regola, che poi è quella di san Benedetto: nulla anteporre all’amore di Cristo. Cercarlo, inseguirlo tra le pieghe della vita, tentare di sbirciarne il volto, lottare strenuamente nelle giornate, tra gli impegni, per recintare uno spazio per lui, certi che poi ne verrà uno spazio per i poveri, per tutte le povertà, non solo materiali, che incontriamo.

Questa regola uguale per tutti cerchiamo di viverla in vite diversissime: a sud o a nord, in Italia o negli Stati Uniti o in Cina (sì, anche in Cina), lavorando a casa o anche fuori, senza figli o con dodici, in una vita affannatissima o nella calma della pensione, con un discernimento da fare o con una strada già segnata, con una croce piccola o una enorme (senza no, non ne conosco). E quindi alcuni di noi vanno a messa tutti i giorni, altre strappano solo qualche giaculatoria tra una poppata e l’altra, c’è chi appartiene a un movimento e chi vive in un paese senza neppure il parroco, chi è in una grande comunità, chi è l’unico cattolico nel raggio di chilometri.

Pensando a tanti di questi amici, anche a quelli che non conosco (ancora), avevo scritto Si salvi chi vuole, proponendo una sorta di regola di vita, a me stessa prima di tutto, e poi a quelli che vivono come me la ricerca del Volto dell’amato in un quotidiano in continuo cambiamento. Certo, rimaneva il desiderio di vedere le facce, di abbracciare davvero queste consorelle e confratelli wi-fi, ma come si fa? È impossibile.

È impossibile per me, ma non per le mie amiche con i super poteri. Ne ho molte.

Un giorno della scorsa estate quattro di loro sono venute a prelevarmi dalla spiaggia, ero a Viareggio (a casa di un’altra di queste super amiche). Mi hanno sequestrata per due ore, armate di carta e penna, e molte minacciose idee. Hanno deciso di indire un raduno del monastero wi-fi, per mettere in comune quello che può aiutarci a tenere il nostro metro di trincea, nel quotidiano. Nella nostra vita, così diversa e irripetibile, ma anche così simile in qualche tratto a quelle degli altri cercatori. Insomma, davanti a una richiesta del genere – aiutare chi è più solo nella sua vita spirituale e mettere in comune un po’ di roba buona, e soprattutto, molto sopra tutto, pregare insieme – mi sono arresa alle amiche caterpillar, Monica, Giuseppina, Maria Teresa e Laura (solo per un caso ne mancavano molte altre, chi bloccata da una malattia, chi alle prese con i figli, chi al lavoro, chi non avevo avvisato ma quasi si poteva toccare tanto era con noi).

Insomma, abbiamo indetto una giornata, un capitolo generale di questo monastero, il 19 GENNAIO A ROMA. Se pensate che possa essere utile per voi, segnatelo sulle agende, tatuatevelo sulla fronte, scrivetelo su tutti i post it di casa, prenotate treni o aerei o pattini o muli. Ci sarà un ritrovo, a sant’Antonio in via Merulana, molti abbracci e baci a profusione, una catechesi di padre Emidio Alessandrini e una di padre Maurizio Botta, la messa (con una omelia da non perdere, promesso). Ci sarà un rosario, l’adorazione, e poi dopo pranzo cammineremo fino al monastero dei Santi Quattro, poco distante da via Merulana, perché sia chiaro che il protagonista è il Signore, e che il capitolo più che un’occasione per parlarsi e ascoltarsi tra di noi è una giornata di allenamento, per imparare la via che porta ad ascoltare Lui. E infine una meditazione di una monaca vera, suor Fulvia, in un monastero vero, nel cuore del cuore di Roma, a pochi metri dal Colosseo, il monastero dei Santi Quattro. Il pranzo sarà autogestito, ognuno porta qualcosa da offrire, un pocket coffee in più, un panino al salame di troppo, in modo da mettere in comune (l’esempio è lievemente interessato). Ovviamente non si paga niente di niente, solo è utile iscriversi per permetterci di organizzare la cosa (se siamo più di due milioni chiediamo a Francesco se ci presta un attimo san Pietro). Vorremmo preparare anche i foglietti dei canti e forse un piccolo ricordo, per questo sapere il numero prima sarà molto utile. La mail per iscriversi è monasterowifi2019@libero.it

Potete usarla anche per sottoporre problemi, o offrire soluzioni, magari anche una mano se siete a Roma: nel senso che se c’è qualcuno che desidererebbe tanto venire ma non può per motivi economici, può scrivere alle amiche caterpillar. Insieme cercheremo qualcuno che si possa far carico magari di un pezzetto delle spese di un confratello o di una consorella. Se qualcuno volesse venire dalla sera prima o fermarsi la sera dopo, abbiamo anche un elenco di alberghi, ci sono sistemazioni dalle suore a trenta euro a notte. La zona è ben collegata (metro Manzoni), si comincia alle 9.30 e si finisce per le 18, in modo che si possa, volendo, fare tutto in giornata (se uno arriva un po’ in ritardo o riparte in anticipo non succede niente, raccoglierò tutto quello che di importante verrà detto e lo riassumerò per gli assenti, da pubblicare sul blog). L’importante è che si torni poi – speriamo pieni di grazia e di gioia e molto stropicciati per gli abbracci – al proprio posto di combattimento, dal quale distribuire la grazia ricevuta, verso mille rivoli che a loro volta moltiplicheranno, perché il bene è contagioso.

Ah, ho dimenticato di scrivere che questo, per la Chiesa, è il momento dei laici, che dobbiamo amarla e edificarla, ma non importa, non lo scriverò. Per un cristiano è sempre il suo momento: è sempre ora di farci santi, e nessuno lo può fare al posto nostro.

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